Come Dichiarare i Guadagni da Bitcoin in Italia

Bitcoin? La agenzia delle entrate ha fatto sapere che le criptomonete vanno inserite nel 730. La plusvalenza va dichiarata utilizzando il criterio Lifo.

Ma i Bitcoin vanno dichiarati? C’è un rapporto tra Bitcoin e tassazione? Molti se lo staranno chiedendo. Non è ancora chiaro se il Bitcoin dalla agenzia delle entrate sarà in futuro equiparato agli altri asset finanziari come le monete canoniche, le azioni o i bond per essere soggetto al Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi, ndr). Intanto, però, le criptomonete entrano nel 730. L’agenzia delle entrate ha fatto sapere che vanno inserite nel quadro RW del modello Redditi PF 2018, se «detenute al di fuori del circuito degli intermediari residenti». In ogni caso un passo avanti dopo che in passato la stessa agenzia, con la risoluzione n. 72/E/2016, aveva assimilato le valute virtuali a quelle estere, con il risultato che non possono non «ricadere nell’obbligo dichiarativo RW».

Questo il principio di partenza, che declinato per le principali imposte lascia non pochi dubbi sul rapporto tra tasse e Bitcoin. Per esempio ai fini dell’Irpef, chi detiene Bitcoin fuori dal regime di impresa, si ritrova con un reddito tassabile come quello generato con le valute tradizionali. Con la conseguenza che la plusvalenza (al netto di eventuali minusvalenze scomputabili) va dichiarata nel quadro RT, utilizzando il criterio Lifo in caso di vendite parziali, liquidando la relativa imposta sostitutiva del 26 per cento. Per quanto riguarda l’Ivafe non c’è stata invece assimilazione tra wallet e depositi tout court, quindi non c’è imponibile.

2018-12-13T10:42:32+00:00