Soltanto nel 2017 gli annunci di appartamenti da affittare in Italia pubblicati su Airbnb sono saliti del 54%, per un totale di 354 mila. Nel 2011, appena sei anni prima, erano poco più di 8 mila. Dietro al boom dell’offerta di affitti per vacanze e brevi periodi ci sono i sempre più numerosi italiani che dispongono di una casa o di una stanza che non utilizzano e scelgono di mettere a reddito. Ma c’è anche chi sceglie di fare un apposito investimento, comprando casa in zone dove i prezzi sono ancora bassi e scommettendo sul futuro arrivo dei turisti a caccia di alloggi.

Mettere la casa in affitto su Airbnb o servizi simili è una soluzione che conviene e si rivela remunerativa sicuramente nelle città più attrattive per i turisti, come Firenze, Venezia, Roma e Milano. Altrove, invece, il business è meno facile e i proprietari di casa devono fare bene i propri calcoli: non è scontato che riusciranno ad affittare stanze e/o appartamenti per molte settimane, quindi non è detto che le prenotazioni su Airbnb possano tramutarsi in un’entrata fissa per loro.

Del resto sono i numeri a testimoniarlo. Secondo il rapporto 2016 di Airbnb gli host italiani hanno affittato in media per soli 23 giorni all’anno, incassando in media 2.200 euro. Una cifra che, al netto delle spese e della cedolare secca del 21% introdotta lo scorso anno dalla nuova normativa sulla sharing economy porta il reddito effettivo a poco più di mille euro complessivi. Tanto che in questo caso può essere considerato più conveniente la scelta tradizionale del classico affitto, che sui 12 mesi offre incassi certamente più significativi.